Ciao, “a rieccomi” direbbe un mio collega romano… voglio parlarti di una lettera scritta rigorosamente a mano, di una mia amica di Venezia. Benilde è passata a salutarmi l’altro fine settimana, previa telefonata e su mio invito. Vista la disponibilità di entrambe, Benilde mi ha raggiunta riuscendo a trovare posto in aereo per il breve volo che annulla la distanza tra le nostre città. La nostra amicizia risale ai i tempi dell’università, quando pur frequentando diverse facoltà ci ritrovammo amiche senza sapere perché, cosa sulla quale non ci siamo mai interrogate. Terminati gli studi siamo entrambe ritornate nelle città di origine, io come sai a fare l’avvocato e Benilde, con una laurea in storia antica e rinascimentale, ha trovato occupazione nella Sovrintendenza dei Beni Culturali della sua regione. Nonostante la distanza, ci siamo sempre tenute in contatto aggiornandoci sulle rispettive vicende di vita quotidiana, qualche volta ci siamo anche incontrate seppur non quanto avremmo voluto. Puoi immaginare la gioia e il piacere di rivederci, quando Benilde è uscita dall’aeroporto. Subito a casa, una rinfrescatina e via a spasso per la città. A pranzo fuori, noi due da sole, a parlare con l’armonia di sempre. Il miracolo si ripete, ogni volta che ci rivediamo è come se non ci fossimo mai allontanate. Un sabato magnifico, una domenica perfetta. Visto che la mattina di lunedì Benilde aveva il volo di rientro molto presto, abbiamo deciso di trascorrere la serata a casa in relax. Mentre le note di Vivaldi e Chopin si rincorrevano nel salotto di casa, completamente rilassate, la mia amica ed io ci siamo cullate con reciproci ricordi del quotidiano, raccontandoci aneddoti più o meno divertenti. D’un tratto Benilde mi ha riferito un episodio che le è accaduto ed è ciò che voglio condividere con te.

Una mattina di qualche tempo fa Benilde è stata convocata dal suo capo alla Sovrintendenza, il quale un po’ imbarazzato le ha chiesto una cortesia: “dottoressa, l’ho cercata per chiederle un grosso favore, dal Ministero ci hanno informato dell’arrivo di una folta delegazione composta da gente del senato Americano, scortata da funzionari Inglesi dell’U.E.. Ora io so che la cosa esula dai suoi compiti. Ma poiché parla un inglese fluente, le chiedo in via del tutto eccezionale, come favore personale, di unirsi al gruppo e coordinarne l’escursione coadiuvata dalle nostre guide”. Come primo impulso Benilde voleva rifiutare la richiesta del capo ma poi, considerata la grande disponibilità del sovraintendente verso tutti i collaboratori e considerato che si trattava di una visita piacevole, ha accettato la richiesta. La mattina del giorno stabilito insieme a due operatrici turistiche da lei scelte (tra le più affidabili), davanti all’albergo che ospitava i visitatori, è  avvenuto il traumatico impatto. Non ti dico la sorpresa, ha raccontato Benilde, quando usciti dall’hotel una torba vociante di persone avvolte in grandi camicioni floreali con scarpe da basket ai piedi, tutti bardati di cinghie che reggevano insieme anche le macchine fotografiche professionali e chissà quali altri diabolici congegni. Come Dio volle il giro cominciò. Nonostante le meraviglie di storia ed arte mostrate agli Anglo-Americani, l’unica cosa che riusciva a far salire l’interesse era la qualità dei Margarita e dei Mojito tracannati nei bar lungo il percorso. A nulla è valsa la padronanza della lingua madre da parte degli operatori, né le bellezze architettoniche mostrate loro.

L’unico senso di gradimento si intuiva dall’incremento degli scatti fotografici e dal ronzio dei pasti acquistati ad ogni sosta. Come la provvidenza vuole, mi ha raccontato Benilde, il tour è giunto finalmente al termine. Davanti al ristorante dell’albergo, dove la massa fiorita e vociante alloggiava, giunti a tiro di olfatto, otto su dieci dei componenti del gruppo, con sorprendente velocità, considerata la gran quantità di aperitivi ingeriti, si è fiondata a saccheggiare il buffet degli antipasti. Benilde ha letto nei lineamenti e nel comportamento di quella tribù la presuntuosa convinzione di una consapevolezza di maggior cultura e civiltà, da esercitare dall’alto dei loro dollari e delle loro sterline. Nauseata da ciò Benilde non ne ha voluto più sapere. Anche io sarei rimasta nauseata e tu?

Ciao come sempre alla prossima. Salutami chi vuoi Rujamar!