È difficile spiegare il motivo per il quale procedessi a passo di marcia tagliando in diagonale piazza Garibaldi, non c’era nessuna fretta, il luogo dove ero diretto non si sarebbe certamente spostato. Costringendomi a produrre un avanzare più consono alla bisogna, mi dissi che ogni persona istintivamente si affretta verso il piacere. Grazie a ciò riuscii ad entrare nella libreria della stazione con un aspetto alquanto gradevole, senza dare l’impressione di essere in crisi di astinenza letteraria. L’odore dei libri mi avvolse, mi rapì spingendomi a girare per gli scaffali colmi di universi racchiusi in rilegature più o meno eleganti, ma tutti affascinanti. Quando mi ripresi dal piacevole stordimento pensai di dare nelle mani di un addetto una lista con una ventina di testi che avevo accumulato durante gli ultimi mesi poi, per un motivo o per l’altro, non avevo trovato il tempo di farli miei. Con il mio agognato bottino mi accinsi a mettermi in coda davanti alla cassa.

Ero preceduto da un signore in compagnia di un adolescente che dai tratti somatici era facile identificarlo come il figlio. Il genitore, nell’attesa del proprio turno, non perdeva occasione di rivolgersi al ragazzo a denti stretti “ma che devi fare con questo libro, con questi soldi potevi andare a mangiare la pizza con gli amici, o magari andare a cinema. Invece no! Il signorino vuole il libro, ma chi ti capisce è bravo”. Il ragazzo a testa china subiva lo sproloquio paterno con espressione di circostanza, ma in fondo agli occhi aveva uno scintillio, come una fiammella. Quando poi vidi le sue dita accarezzare con amore il dorso del volume acquistato, sentii rinascere in me l’antico fremito della speranza. Finché ci fosse stato qualcuno che continuava a “cibare” la mente, finché ci fossero stati giovani disposti a non delegare il proprio ragionare a chicchessia, avrei potuto pensare che non tutto è perduto. A nulla sarebbero serviti gli effetti speciali, i politici imbonitori con codazzo di danni, ballerine e vecchi comici con le loro arrabbiature da palcoscenico. Tutta la paccottiglia degli ex che vanno in tv, ex giornalisti frustrati perché i loro colleghi nella stessa azienda guadagnavano di più ed ora riciclati in parlamento per “cambiare” le cose, persone che animano il solito vecchio gioco del potere fondato non sull’essere ma sull’apparire.

Le schiere degli ex sono foltissime tutte in cerca di una qualche forma di rivalsa, vengono dalle più strane esperienze, imprenditori, magistrati, militari, comici, nullafacenti, informatici medici ed avvocati, venghino signori venghino alla fiera della rivalsa. Tutta questa varia umanità viene dalle seconde file, non dai primi della classe. Dietro quell’apparente bonaria che dovrebbe far mostra di democrazia e buoni sentimenti, nascosta da un’apparente e ben simulata competenza vi è molto spesso il desiderio di scrollarsi di dosso le frustrazioni, di rivalersi su torti subiti veri o presunti nell’altra vita. Già, quella vita che si faceva prima di “nascere politici- politicanti”. Quindi avanti contro la vecchia casta, cacciarla via e prenderne il posto, cambiando la vecchia con la casta nuova. Ma oggi è un bel giorno, ho trovato una rosa in un campo di ortiche. Pensate, un adolescente che preferisce alla pizza con gli amici, ad una serata al cinema un buon libro! Un libro vero, di carta, scritto da un umano, non da un motore di ricerca, un giovane che compra cibo, cibo per la mente. Sapete, anche la mente senza nutrimento si avvizzisce e muore, peggio si impigrisce e diventa “preda”.

Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!