Se qualcuno chiedesse di mettere un bigliettino con un desiderio sull’albero di Natale di quest’anno 2018 c’è una sola parola che ci viene in mente. Speranza. La speranza per tutti. Per tutti coloro che fanno parte del nostro mondo, del nostro comparto, per i lavoratori, i cittadini, per chi ci governa, per chi è ai vertici delle aziende di cui facciamo parte. L’attesa fiduciosa di qualcosa che è tanto desiderato, che colora le nostre aspettative al solo pensiero di poterlo realizzare. C’è chi spera che il proprio lavoro possa migliorare, che le condizioni in cui si versa quotidianamente possano avere una svolta. C’è chi spera che un treno o un bus passi in orario, che non gli venga negato il diritto alla mobilità. C’è chi spera di continuare a “comandare”, di “gestire” questo stato di cose, di prendere le decisioni giuste, di farlo nell’interesse di chi si governa. C’è chi spera di far quadrare i conti, di risanare, di aggiustare lo stato delle cose. Chi in un modo, chi in un altro, tutti sperano. Tutti accomunati da un unico denominatore comune, la speranza. La speranza di chi un lavoro ce l’ha e lo vorrebbe vedere migliorato, di chi un lavoro non ce l’ha e lotta quotidianamente per averlo, la speranza di chi lavora e chiede solo di percepire il proprio stipendio, la speranza di chi faticosamente chiude buoni accordi che possano essere favorevoli ai lavoratori e non gravosi per le aziende. La speranza di denunciare la supremazia che fa regredire e andare solo più in basso, la speranza di portare ancora speranza laddove il nichilismo fa da padrone. Non servono miracoli, non servono preghiere, non servono prodigi. Serve la speranza. Di credere che le cose possano ancora cambiare, perché la perseveranza prima o poi premia. Tutti.

Abbiate fiducia, abbiate costanza, abbiate speranza. Il nostro mondo è sicuramente pieno di danni e vittime, tra macerie di aziende che chiudono e la disperazione dei lavoratori che rivendicano i propri diritti e non stiamo qui ad additare i colpevoli fino ad arrivare al bandolo della matassa così intricata, in un sistema complesso dove ciascuno ha le proprie responsabilità. Lo sappiamo, non è il lavoro ma la sua assenza a generare mostri e noi abbiamo il compito di combatterli. Abbiamo il compito di avere la speranza che sarà l’unica cosa utile e necessaria per combattere a fianco dei cittadini e dei lavoratori. Abbiamo il dovere di credere in quello che facciamo e di ridare speranza a coloro che l’hanno persa. Sperare nella capacità di innovare e di trovare soluzioni, speranza nella socialità e nella solidarietà, sulla capacità di fare rete, di creare sinergie, mirando verso un obiettivo da costruire. Per tanti cittadini, per tanti lavoratori questo Natale sarà sconvolto da vertenze e da irrispettosi proclami e ricatti; la nostra speranza è quella di diventare attori protagonisti di questa scena con la passione che ci contraddistingue nelle cose che facciamo. La guerra finisce non solo nel momento in cui cessano le bombe, ma soprattutto nel momento in cui si sogna e si disegna il futuro. Noi speriamo.