C’è un elemento cardine che esiste nella nostra portualità, uno strumento di intervento a sostegno del mercato del lavoro portuale per fare fronte alle esigenze di riqualificazione professionale derivanti dalle innovazioni tecnologiche (automazione dei processi) e di gestione delle criticità sul piano occupazionale anche mediante processi di ricollocazione del personale. Questo elemento è rappresentato dall’art. 17 della legge 84/94 che disciplina il mercato delle imprese fornitrici di manodopera temporanea nel nostro ordinamento, garantisce nei porti italiani la fornitura del lavoro temporaneo, assicurando a tutti gli altri lavoratori portuali un prezioso modello di regolazione del mercato del lavoro portuale. È uno strumento di flessibilità che consente in ogni momento, sia in quelli in cui si verificano picchi di lavoro che in quelli in cui esistono situazioni emergenziale (come quella che purtroppo stiamo vivendo da svariato tempo) la fornitura di manodopera qualificata e specializzata per i servizi e per le operazioni portuali, allo scopo precipuo, prevenendo incidenti sul lavoro purtroppo ancora oggi tanto frequenti nei porti, di garantire la sicurezza dei lavoratori. In questi anni sono state esplorate una pluralità di soluzioni alla ricerca del sistema più aderente alle esigenze di prestazioni di lavoro, non sempre pienamente efficienti e non sempre in grado di garantire adeguate garanzie ai lavoratori: oggi operano imprese autorizzate alla fornitura di lavoro temporaneo con discipline diverse, agenzie per il lavoro, un gran numero di imprese autorizzate che talvolta erogano appalti di servizi che rischiano di invadere il campo di azione del lavoro temporaneo.

Ma finalmente, dopo anni di lotta, si è riusciti ad ottenere per i lavoratori della Culp di Napoli l’applicazione dell’ultimo comma dell’articolo 15 bis della legge 84/94, un risultato davvero importante che scrive un pezzo di storia nel comparto portuale. È risultato fondamentale il contributo dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, del Ministero dei Trasporti ma soprattutto l’impegno e la perseveranza delle Organizzazioni Sindacali che con caparbietà hanno portato avanti, senza mai arrendersi e ribadendola in ogni sede, la richiesta imprescindibile dell’applicazione del comma 15 bis, a tutela dei lavoratori portuali che recita così: “al fine di sostenere l’occupazione, il rinnovamento e l’aggiornamento professionale degli organici dell’impresa o dell’agenzia fornitrice di manodopera, l’Autorità di sistema portuale può destinare una quota, comunque non eccedente il 15 per cento delle entrate proprie derivanti dalle tasse a carico delle merci sbarcate ed imbarcate, al finanziamento della formazione, del ricollocamento del personale, ivi incluso il reimpiego del personale inidoneo totalmente o parzialmente allo svolgimento di operazioni e servizi portuali in altre mansioni, e delle misure di incentivazione al pensionamento dei lavoratori dell’impresa o dell’agenzia di cui al presente articolo. Al fine di evitare grave pregiudizio all’operatività del porto, le Autorità di sistema portuale possono finanziare interventi finalizzati a ristabilire gli equilibri patrimoniali dell’impresa o dell’agenzia fornitrice di manodopera nell’ambito di piani di risanamento approvati dall’Autorità stessa”. Possiamo definirci davvero soddisfatti per una conquista così importante. Inoltre, previo piano di risanamento presentato dalla Compagnia portuale di Napoli ci sarà poi il ripianamento di bilancio della stessa al fine di salvaguardare l’operatività del Porto.

Dopo Genova e la crisi determinata dal crollo del Ponte Morandi, i portuali di Napoli sono così riusciti ad incassare il via libera del Ministero all’erogazione del comma 15 bis, un risultato davvero importante ma che da solo però non basta e non può bastare. Occorre ora l’azione immediata di una politica attiva del lavoro portuale, sistematica e organizzata, che metta in sicurezza l’art. 17 nei Porti di Napoli e Salerno e garantisca il corretto ed efficiente funzionamento del porto, riducendo così ed eliminando il ricorso a forme di sostentamento pubbliche. Ed è per questo che auspichiamo dunque, dopo ormai 4 anni, che si proceda, senza ulteriori indugi, all’adozione anche del Piano Organico Porti, uno strumento indispensabile per monitorare le condizioni di lavoro all’interno dei porti campani e garantire il corretto impiego di tutti i lavoratori portuali unitamente ad una piena e corretta applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro nei porti. Bisogna dunque andare rapidamente al superamento di una visione e gestione localistica della portualità che ha bisogno anche di una applicazione univoca delle regole, troppo spesso lasciate alla discutibile interpretazione delle singole Autorità di Sistema Portuale e prevenire in questa maniera il ricorso a forme di assistenzialismo che mortificano il ruolo, la professionalità e la prospettiva di crescita dei lavoratori portuali tutti, unica vera infrastruttura dei porti. Sono loro invece che meritano maggiore attenzione, più garanzie e tutele, per una categoria che risulta essere insostituibile per lo svolgimento delle attività portuali e il buon funzionamento di un settore nevralgico per l’economia del nostro Paese.
Giuseppe Tamburro