Un atto vile, indegno, vergognoso. Solo così si può definire ciò che è accaduto sabato 10 ottobre presso il deposito Ctp di Teverola, in provincia di Caserta. Sono apparse sui muri del deposito (dove si svolgono operazioni di rimessaggio e manutenzione ordinaria degli autobus di linea) minacce con spray, frasi indegne rivolte a due sindacalisti della categoria dei trasporti della Uiltrasporti Campania e della Filt Cgil, ingiurie contro anche le rispettive famiglie. Due sindacalisti sempre presenti tra i lavoratori delle aziende del comparto, due ragazzi attenti a lavorare incessantemente nell’azienda dei trasporti della Città Metropolitana di Napoli che opera nelle province di Napoli e Caserta, per permettere all’azienda di venir fuori da una situazione complicata in cui versa da immemore tempo, per cercare di individuare un percorso di riorganizzazione funzionale alla mission aziendale, per rendere CTP più efficiente in tutti i suoi processi produttivi, avendo sempre ben presente la necessità della salvaguardia dell’azienda e degli interessi delle lavoratrici e lavoratori. Siamo stupiti, esterrefatti e amareggiati per l’accaduto. Non doveva accadere, ma non perché stiamo parlando di due sindacalisti che sono due bravi ragazzi prima di essere due colleghi di grande preparazione e di indiscussa etica morale, ma perché queste sono cose che non dovrebbero mai e poi mai accadere, a nessuno.

Chi ha qualcosa da dire lo dica guardando in faccia le persone perché la cultura del muretto imbrattato non ci appartiene. Questi due sindacalisti sono uomini che quotidianamente con competenza, responsabilità e generosità, cercano di difendere lavoratrici e lavoratori del settore, che continuano a lavorare nel rispetto delle regole che hanno a loro volta sempre preteso prima di ogni altra cosa. E continueranno a farlo, a testa alta, senza mai smettere di lottare in questa vertenza Ctp con l’intento di ottenere i migliori risultati possibili, nell’interesse dei lavoratori che quotidianamente si rappresentano e nel rispetto della legge che non deve mai mancare. Questi gesti vili vanno condannati, solo persone codarde possono nascondersi dietro l’anonimato e arrivare a minacciare attraverso frasi intimidatorie e ingiurie senza senso. E lo continuiamo a dire a gran voce perché il miglior modo per contrastare questi fenomeni di violenza è diffonderne la conoscenza, sia tra i lavoratori che presso l’opinione pubblica. Che se ne parli sempre di più, che si faccia sapere a tutti quello che è successo, perché questi modi subdoli e preistorici di imbrattare mura assomigliano sempre di più ad armi che man mano travalicano i limiti della correttezza. Se queste persone vigliacche hanno pensato, solo anche per un momento, di ledere l’immagine dei due sindacalisti, hanno sbagliato di grosso. Questi attacchi non servono a nulla, servono solo ad inasprire gli animi di coloro che perpetrano in questa vile condotta.

Noi non saremo mai come loro. Non useremo mai mezzi spregevoli per zittire il dissenso, anzi continueremo a parlarne nella speranza che queste persone possano dissuadersi dal compiere simili atti. Le minacce non servono a fermare persone perbene che lavorano e che vanno nella “giusta direzione”; il fatto che le scelte non sempre siano condivise non autorizza nessuno ad insultare chi ha la forza invece di difenderle. Le ingiurie e le minacce non sempre riescono a ledere l’immagine di persone che “fanno”, che ci mettono la faccia e il cuore nel proprio lavoro e nelle funzioni che quotidianamente svolgono. Non pretendiamo che tutti abbiano il coraggio di essere persone vere e piene di dignità, ma pretendiamo il rispetto. Quello è alla base di ogni principio del vivere civile e noi non ci stancheremo mai di pretenderlo. Per noi e per i lavoratori che quotidianamente rappresentiamo, a chi “fa” invece diciamo di continuare a “fare”, anche perché, oggi più che mai, non saranno mai soli avendo alle spalle non solo due grandi organizzazioni sindacali ma soprattutto i colleghi che attraverso una delega gli danno il diritto ed il dovere di rappresentarli.