“Nel mezzo del cammin di nostra vita”, ci ritrovammo per una Selva Oscura: erano i tempi del Coronavirus, per tutti ormai la sigla funesta – COVID19 – . Neanche i creatori di “Odissea nello Spazio” avrebbero mai potuto immaginare, utilizzando una fervida fantasia, lo scenario che da poco abbiamo attraversato ed i più, temono, non sia ancora completamente cessato. Pandemia – Pantomima? Vexata Quaestio. Il 15 luglio scorso si è svolto un seminario di approfondimento sullo smart working in videoconferenza al quale hanno partecipato più di 100 persone presenti e collegate da remoto. Il Segretario Generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi, la Segretaria Confederale Tiziana Bocchi, la Segretaria nazionale Francesca Baiocchi, l’avvocato della Uiltrasporti Vittoria Mezzina, rappresentanti, coordinatori, componenti del CPO della Uiltrasporti, Segretari Generali di tutta Italia  si sono dati appuntamento via Web per un confronto sul tema: SMART WORKING e sue dirette derivazioni. È stato uno straordinario momento di confronto crescita e scambio con un ampio dibattito per dare a tutta l’organizzazione una linea unitaria sugli aspetti da normare nella contrattazione, relativa proprio a questa modalità di lavoro dello smart working. Emerge subito e chiara l’esigenza di regolare lo smart working attraverso la contrattazione collettiva con una necessaria tutela di questa nuova modalità di lavoro e con lo scopo di evitare nuove forme di sfruttamento. Perciò va da subito chiesto il diritto alla disconnessione, il diritto del lavoratore dipendente a non essere ritenuto costantemente disponibile da parte del datore, al di fuori dell’orario di lavoro. Fondamentale è, secondo Tiziana Bocchi, costruire linee guida di un Documento Politico Tecnico per questa fase di transizione che sia in grado di disciplinare questa modalità di svolgimento dell’attività lavorativa ampiamente adottata nella realtà lavorativa italiana e che consente al dipendente di prestare la propria opera anche al di fuori dell’azienda, senza vincoli di orario. La legge sul lavoro agile (l. 81/2017) chiarisce che il lavoratore è tendenzialmente libero di stabilire in autonomia i tempi di lavoro. L’unico vincolo, anzi, è dato proprio dalla durata massima dell’orario di lavoro. Raggiunto questo limite, anche il lavoratore “flessibile” ha il diritto di “staccare la spina” e rendersi irreperibile. Lo smart working non può e non deve diventare una moderna forma di “segregazione”, non deve diventare un modo per addebitare un maggiore carico ai lavoratori, soprattutto per le donne, deve invece garantire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Difficile la sintesi di tutti i temi trattati e il dibattito che si è sviluppato ha fatto emergere tutta la preoccupazione su quella che a più di 8 milioni di persone è stata proposta come “una finta scelta”. Arrivando a “o SMART O RINUNCI” è chiaro a tutti che lo smart working abbia di fatto costituito la più grossa ed obbligata sperimentazione di massa della Storia e del Lavoro. Forte e necessario è l’intervento sindacale, “a gamba tesa”, per utilizzare una metafora calcistica. Si è assistito a tentativi maldestri ed imposizioni di ferie, raggiri alle norme imperative di tutti i tipi. Contrattazione singola, passando per la diseguaglianza evidente di trattamento per persone di pari grado, pari mansione e nella stessa azienda. Insomma, approfittando del caos mediatico ed emozionale, in tante aziende hanno utilizzato questo spazio per “spremere” senza ritegno i lavoratori e qualcuno è arrivato anche a far passare o pretendere l’utilizzo delle ferie non ancora maturate…
Certo, i dati della produttività in molti casi sono aumentati ma a discapito del mancato rispetto di tutti i pilastri e conquiste di questi anni, come il tempo proprio, passando spesso per la negazione dei buoni pasto, fino alle richieste a qualsiasi orario, ” tanto state a casa e non potete uscire”…
La sintesi estrema ci consente di dire che se fino ad oggi, con fatica, si è ottenuto e si è combattuto per dei diritti ,in poco tempo ci siamo trovati a combattere contro dei torti subiti. È triste riconoscerlo ma appena trovano un nuovo varco, non poche aziende e/o datori di lavoro ci provano e ne approfittano per vecchie e nuove vessazioni e imposizioni. Non tutti hanno avuto una sedia scomoda, in una stanza piccola, condivisa con tante persone e con la presenza dei bambini. Esistono tanti aspetti favorevoli se si costruisce un argine strutturato alle richieste strabordanti e scriteriate. Potremo utilizzarlo in futuro lo smart working, come leva e strumento per pretendere l’inclusione dei meno fortunati come i vari portatori di handicap che, costretti all’immobilità, possono utilizzare questo strumento per rompere la gabbia dell’isolamento e della esclusione dal lavoro. Durante la videoconference è stato inoltre fatto un cenno sul tema dei riders che in tanti casi hanno salvato ed approvvigionato persone in difficoltà. Oggi i ciclofattorini sono i veri ultimi tra gli ultimi da difendere. E si è sottolineato come il Coordinamento delle Pari Opportunità deve far sentire la sua presenza ed essere sempre più incisivo, in tutte le realtà. Bisogna raccogliere le istanze di tutti, creare nuovi luoghi di aggregazione e scambio, magari virtuali, qualora quelli fisici fossero nuovamente negati, questa è la nuova frontiera e sfida. Creare una rete, un filo di Arianna sottile e rosso che tiene collegati ed uniti anche nell’isolamento i nostri iscritti.
Luigi De Paola
(Responsabile Coordinamento Pari Opportunità  Uilt Campania)