Giusto qualche ora di sonno, sveglia alle 2.00 o forse le 3.00 del mattino, caffè veloce in un bar deserto dell’albergo e l’unica ma vera ed importante presenza, quella di un collega e compagno di avventura, una chiacchiera veloce e via per una nuova giornata di lavoro. Arrivati alla Freccia, effettuati i regolari e consueti controlli a bordo, proprio come un pilota d’aereo effettua i suoi check con il copilota, si ha l’ok dal capotreno, ed ecco che così si parte con la consapevolezza di tornare finalmente a casa. La stessa casa in cui quei cari, adesso, non avranno più la possibilità di abbracciare un padre o di confortare un marito dopo una giornata dura al lavoro. La stessa casa che, salutata il giorno prima, non si rivedrà più. La stessa casa che, per ognuno di noi, rappresenta il luogo più sicuro al mondo. Ed è proprio la sicurezza ciò che è venuta meno in quel giovedì, lo scorso 6 febbraio, quando si è verificato un incidente ferroviario, un treno ha deragliato, e hanno perso la vita due persone, Giuseppe Ciuccù e Mario Di Cuonzo. Una tragedia che ha come protagonista la sicurezza che è venuta meno. La stessa sicurezza che ogni giorno, gli uomini e le donne che compongono la grande famiglia delle FS, danno sempre per scontata. Perché ii ferrovieri questo sono: una grande famiglia. La stessa famiglia che hai salutato per l’ultima volta con un bacio o con un abbraccio. La stessa famiglia con la quale condividi momenti brutti e belli, gioie e dolori e dalla quale, ora, Giuseppe e Mario, non potranno più far ritorno. Perché tutto questo? Quello che è successo a questi due uomini, a questi due lavoratori innocenti, è qualcosa che va oltre qualsiasi tipo di immaginazione ma che, purtroppo, mette tutti noi al cospetto di una realtà oggettiva e tangibile: nulla sul lavoro è sicuro al 100%. La sicurezza non è mai troppa, la sicurezza sui luoghi di lavoro non è spesso, purtroppo, sempre garantita. Un errore umano ha decretato un destino ineluttabile per quei due colleghi che non possono più vivere. Manutenzione non sufficiente sulla linea, dimenticanza nel ripristino dello stato originale dello scambio e la tragedia ecco che diventa inevitabile. Un deragliamento a 280 km/h, seguito da uno schianto su un mezzo dei lavori e su una palazzina FS, ha determinato ciò che da qualche giorno è sotto gli occhi di tutti. Si poteva prevedere? Era possibile evitare il disastro? Probabilmente si.

I dispositivi di sicurezza presenti sui rotabili alta velocità di Trenitalia sono assolutamente all’avanguardia ed il sistema ERTMS, presente sui Frecciarossa, consente al convoglio di raggiungere velocità elevatissime poiché la linea è progettata per l’assenza totale di ostacoli provenienti da terze parti (autovetture, camion, alberi, ecc). Sicuramente, la falla trovata nel sistema, è quella di non rilevare uno scambio elettricamente disconnesso dalla rete. Ciò che occorre fare adesso e anche nell’immediato, è garantire un’evoluzione per questo sistema che, nonostante il suo valore immenso, ha dimostrato, dopo dieci anni, di non essere più  così tanto infallibile e perfetto. La morte dei due ferrovieri non sarà mai dimenticata. Non solo la loro impeccabile professionalità sul lavoro sarà un esempio da ricordare per tutti i colleghi che lavorano in Fs  ma questo incidente sarà ricordato ogni qualvolta si parlerà di sistemi di sicurezza e di dovrà fare di tutto per migliorare gli stessi affinché non ci sia più un 6 febbraio da ricordare come questo triste evento. La sicurezza non ammette distrazioni, la sicurezza non ammette errori, la sicurezza è un valore imprescindibile per chiunque svolga un lavoro. Perché quando si lavora si deve avere la certezza di poter ritornare a casa, perché con la vita non si scherza, perché nessuno merita di morire mentre svolge la propria professione. Notizie come queste, tragedie come questa, non dovrebbero mai accadere. Si lavora per vivere, non per morire e l’attenzione sul rispetto delle norme di sicurezza dovrebbe essere sempre alta, non si può pensare a risparmiare su costi di materiali e di assistenza per i mezzi solo per riempiere le proprie tasche. Bisogna smetterla di pensare che quello che accade agli altri non possa accadere a ognuno di noi, bisogna aprire gli occhi, bisogna gridare ad alta voce che la sicurezza non è mai troppa, bisogna avere il coraggio di denunciare quando le cose non vanno e soprattutto pensare che la vita non ha prezzo, va sempre rispettata.

Luigi Dato e Antonio Savio Ranieri