A prendere parte al sesto incontro del progetto “Oggi parliamo con” della Uiltrasporti Campania ci sono stavolta le Rsu ed Rsa del comparto Igiene Ambientale. Una sala gremita di persone, tutti pronti ad esprimere le proprie idee, a mettere in rete proposte, consigli, messaggi di cambiamento politico rispetto alla linea dell’organizzazione che negli anni è sempre stata dettata e scelta ai livelli più alti. Oggi non è più così, oggi c’è una vera inversione di tendenza, oggi questi confronti con i quadri e i delegati sindacali stanno dando un fattivo contributo nella definizione delle nuove linee politiche della Uiltrasporti Campania, una vera e propria rivoluzione nel modo di sentire e di fare il sindacato, un sindacato che non appartiene solo alla segreteria ma anche e soprattutto agli iscritti, alle loro idee e al loro mettersi in gioco tutti i giorni, nei luoghi di lavoro e tra i Lavoratori. Il comparto dell’igiene ambientale potrebbe sembrare un settore semplice ma in realtà mette insieme persone che lavorano in mondi diversi tra loro, Lavoratori che garantiscono la gestione del sistema dei rifiuti nel ciclo integrato di raccolta, smaltimento e riuso, addetti agli impianti di trattamento dei rifiuti e di depurazione delle acque, operatori ecologici, delle officine, Lavoratori di “Campania Ambiente e Servizi” che si occupano della bonifica delle superfici, Lavoratori di “Napoli Servizi” che erogano una serie di servizi alla città, dalla manutenzione al decoro urbano fino all’assistenza alle persone disabili e svantaggiate all’interno delle scuole. Anche qui, come in altri settori, si lotta quotidianamente per il miglioramento delle condizioni di lavoro di tutti gli addetti, per la difesa del contratto di settore, la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela dell’occupazione e dei diritti nei cambi di appalto per la gestione del servizio, la promozione del ciclo integrato dei rifiuti in funzione della salvaguardia dell’ambiente e della valorizzazione del lavoro. E anche se stiamo parlando di realtà diverse di uno stesso settore c’è comunque un unico comune denominatore: sono tutti i Lavoratori impegnati ad erogare servizi fondamentali per i cittadini e per la qualità della loro vita. Tutte persone che lavorano all’interno di un mondo in cui vengono erogati servizi pubblici che dipendono direttamente dalle pubbliche amministrazioni, a livelli diversi, dai Comuni a Città Metropolitana fino alla Regione, un incrocio con tutte le istituzioni presenti nel sistema delle autonomie locali a livello periferico. Sono tutti Lavoratori che si trovano a lavorare su una linea di frontiera che va tra condizioni di lavoro stabile, garantito, sicuro e un mondo che è invece tutto un’altra cosa, il mondo della precarietà, degli standard di sicurezza che vengono meno, di garanzie contrattuali applicate solo in parte, costi che si comprimono sulla pelle dei Lavoratori, stipendi non pagati. Lavoratori che anche senza percepire stipendio garantiscono comunque un servizio pubblico essenziale perché se non lo fanno rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio e addirittura di attentato alla salute pubblica. Un mondo di appalti sempre più stracciati, risicati, al massimo ribasso, che inducono le ditte a mettere a disposizione dei Lavoratori automezzi non idonei solo per aumentare i loro guadagni; condizioni di sicurezza pari a zero, a volte non si ha nemmeno un paio di guanti per poter lavorare. Un fronte di vertenze e di lotte di alto impatto sociale all’interno di questo settore, lotte giocate anche sul filo della disperazione, sul profilo della conservazione di un bene primario che è il posto di lavoro. È il caso dei Lavoratori di “Campania Ambiente e Servizi” che attraverso le loro battaglie hanno guadagnato il diritto a continuare ad essere Lavoratori e non disoccupati, quando l’azienda dell’epoca, di proprietà della Regione Campania, l’Astir, venne dichiarata fallita e i Lavoratori abbandonati a loro stessi, assorbiti in una nuova società con un prezzo molto alto da pagare, cambiare contratto collettivo nazionale di lavoro, passare da quello dell’igiene ambientale a quello multiservizi, perdendo centinaia di euro al mese. Le OO.SS. hanno poi chiesto alla Regione il cambio di contratto collettivo per questi Lavoratori: la Regione rimanda in azienda il compito di stilare un contratto aziendale, si fa l’accordo, tutto sembra risolto fino a che l’azienda sostiene che bisogna affidarsi al controllo analogo della Regione che quindi deve autorizzare il pagamento. Da qui inizia lo scaricabarile, un esimersi dalle proprie responsabilità riversandole a chi capita, ma certo non si trova la soluzione del problema. Chi pensa poi che i Lavoratori delle fabbriche dei rifiuti impiegati negli impianti in Campania hanno vita più facile si sbaglia di grosso. C’è una trasformazione in atto all’interno del ciclo di smaltimento dei rifiuti che prevede la riorganizzazione del servizio attraverso l’integrazione dei Comuni negli Ato. La Regione ha infatti deciso che i servizi vanno integrati dentro questi organismi, senza però un piano industriale che chiarisce chi gestisce il servizio, quale è il futuro di questi impianti e se questi impianti serviranno ancora, oppure no. E questa incertezza riguarda purtroppo oltre 850 Lavoratori del comparto di tutta la Regione Campania, di cui 350 solo nella provincia di Napoli. Ci sono poi le due partecipate del comune di Napoli che vivono entrambe un momento di grave difficoltà. Asia Napoli dove è emerso il dramma di una gestione soprattutto operativa che non è più in grado di garantire i sevizi ad una città e ai suoi abitanti. Non in ultimo la questione del sito di stoccaggio in via Nuova delle Brecce, l’ex ICM, dove i cittadini sono stati in presidio diversi giorni per bloccare l’accesso dei camion nel sito, a causa dei forti miasmi sprigionati nell’aria dai rifiuti organici accumulati nell’impianto, così come previsto dall’ordinanza comunale di luglio scorso valida fino al gennaio 2020. Asia non ha saputo organizzare la raccolta in questo sito e ha addirittura messo lavoratori senza mascherine, senza guanti a scartare con le mani migliaia di tonnellate di rifiuti organici, dimenticando quella sicurezza sul lavoro che non ammette compromessi. I Lavoratori i dispositivi di protezione li devono sempre indossare, ci deve essere consapevolezza da parte del datore di lavoro ma anche da parte di tutti i dipendenti, su tutte le procedure di lavoro. E in questa occasione non solo si è messo a rischio la salute dei Lavoratori ma si è creato una quantità enorme di percolato altamente infettivo e cancerogeno. E nel mentre i rifiuti continuano a dominare le strade di Napoli, la raccolta differenziata raggiunge appena il 10%, non c’è un’organizzazione seria e programmata del ciclo dei rifiuti e ci sono ancora comuni che non hanno un’isola ecologica. Per non parlare poi di quanto sia difficile “essere donna” in un’azienda come Asia Napoli. Su 2.200 dipendenti, 200 sono donne che hanno grosse difficoltà quotidiane e nonostante denuncino i loro problemi l’azienda sembra essere sorda alle loro richieste. Lavoratrici in dolce attesa che non hanno nemmeno una divisa adatta, spogliatoi lontani dai luoghi di lavoro, ci sono tutti i presupposti affinché queste Lavoratrici vengano messe in condizione di lavorare male.

Napoli Servizi è invece un complicato intrigo di scritture contabili, meccanismi di redazione del bilancio; l’azienda ha infatti avuto enorme difficoltà ad approvare il bilancio 2017 e questo ha comportato instabilità per l’azienda e sacrifici per i Lavoratori. Sarebbe auspicabile che il Comune di Napoli fosse più attento a seguire queste vicende e soprattutto più coerente nel trasformare in azioni concrete le promesse fatte. Il problema è che in queste aziende c’è una presenza troppo forte della politica che condiziona la loro vita, persino nella scelta dei singoli Lavoratori da inserire nelle specifiche mansioni, senza tenere in considerazione meccanismi di selezione seria del personale che mettono nel posto giusto le persone che hanno la capacità di lavorare bene. Fino a quando ci sarà la politica nelle aziende che condizionerà anche le scelte tecniche, i problemi non saranno mai risolti. E dovremmo incominciare a ribellarci a questa storia, dovremmo avere il coraggio di denunciare queste situazioni soprattutto quando si avvicinano le campagne elettorali e quando queste aziende, che erogano servizi pubblici, vengono utilizzate come bancomat, tra assunzioni e cicli di promozioni.

Basta con queste logiche politiche e di potere che danneggiano le aziende e i Lavoratori del comparto. La presenza della Uiltrasporti Campania sarà sempre più fattiva nelle aziende, nei luoghi di lavoro e tra i Lavoratori, con azioni sempre più forti e concrete. Si cercherà di intraprendere un percorso unitario con le altre organizzazioni sindacali ma solo se le idee saranno comuni, corrette e a favore dei Lavoratori, senza mai rinunciare all’azione riformista e laica che ci caratterizza, senza aver paura di denunciare le cose che non funzionano, a partire dalla sicurezza sul lavoro, diversamente percorreremo la strada da soli con l’unico scopo di rappresentare al meglio gli interessi non solo
dei nostri iscritti ma di tutti i Lavoratori del comparto.