Napoli, 31 ottobre 2019. Una calda giornata di primavera che non vuole abbandonare questa terra. Ma oggi non è un giorno come gli altri, almeno non per noi sindacalisti del Sud. Oggi si sciopera e soprattutto si manifesta, si scende in piazza per urlare al mondo intero che ci siamo scocciati di essere messi in un angolo, che abbiamo le tasche piene dei soprusi che la politica, le grandi imprese e le multinazionali riservano alle donne e agli uomini del Sud.

È giunto il momento di farci sentire, approfittando dell’eco mediatico che i “tostissimi” Lavoratori di Whirlpool sono riusciti ad attivare, perché la protesta di oggi non è solo la solidarietà che il sindacato, ma anche tante persone comuni, hanno voluto manifestare ai Lavoratori della Whirlpool ma è soprattutto un segnale di ribellione che il meridione ha nei confronti di chi, solo nell’interesse del dio danaro, continua nell’opera di svilimento e depredazione che da metà del 1.800 continua in maniera inesorabile.

Dobbiamo iniziare a pretendere investimenti infrastrutturali, dobbiamo spingere affinché l’alta velocità arrivi fino alla punta estrema della nostra penisola, dobbiamo collegare, anche al Sud, il Tirreno con l’Adriatico, dobbiamo rendere attrattivi i porti di Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Taranto, dobbiamo cogliere l’occasione che ci viene data dalle zone franche delle ZES, dobbiamo essere onesti e vigili contro ogni tipo di criminalità e malaffare, non avendo paura di denunciare ed affrontare i disonesti che tra di noi sono una minoranza.

Insomma dobbiamo far risorgere il nostro Sud e per far questo abbiamo bisogno di una classe politica vera che ci rappresenti ed attraverso un processo di reindustrializzazione e di riqualificazione del lavoro, dobbiamo fare in modo che i cervelli esportati al nord o all’estero ritornino da noi impedendo che altri vadano via, fermando questa emorragia che ci vede perdere ogni giorno i nostri giovani migliori.

Ed il ruolo del sindacato? Qual è oggi? Bene, credo che in questo il sindacato abbia avuto il grande merito di mettere insieme le persone, quindi non solo i Lavoratori, come un esercito in una grande battaglia. Ed i generali di quell’esercito sono scesi anch’essi sul campo, direttamente, ed hanno acceso il fuoco della protesta. Ora bisognerà continuare ad alimentarlo, perché se vincessimo, come mi auguro, su Whirlpool, avremmo vinto una sola battaglia ma non la guerra, una guerra che contiene le altre drammatiche vicende che i Lavoratori di tutti i comparti stanno vivendo. Abbiamo il dovere di continuare a soffiare su quel fuoco, e lo dobbiamo fare uniti e compatti come oggi, senza più distinzioni di sigla, di categoria o di ruolo, lo dobbiamo fare convinti, in maniera umile, partecipando per la voglia di farlo, annullando le differenze “gerarchiche” che ancora covano nella mente di qualche sindacalista che ha dimenticato da dove viene ma soprattutto chi è, ossia un lavoratore che in maniera pro tempore svolge un ruolo di rappresentanza per i Lavoratori, insomma dovremmo riuscire ad avere un unico comune denominatore che ci unisce e ci distingue dagli altri,  il nostro luogo di nascita, il Sud.