“ Dodici miliardi di tonnellate di acqua in un solo giorno. Centonovantasette miliardi di tonnellate nel mese di luglio. Abbiamo raggiunto i 22 gradi”. Questo asserisce la giornalista Laure Garrett in un’intervista raccolta in un articolo pubblicato su “I l fatto quotidiano” circa la situazione in Groenlandia scaturita dai cambiamenti climatici.
Leggendo e rileggendo questo articolo così interessante è venuto spontaneo chiedersi Ferrovie dello Stato, la grande azienda italiana che opera nel settore del trasporto ferroviario, come si comporta sul fronte ambientale. E non si può non affermare che FS è sicuramente un’azienda all’avanguardia anche quando si parla di rispetto per l’ambiente. Dalla nascita dell’azienda fino ad oggi, chi ha tenuto le redini in mano di questa grande e storica azienda ha sempre guardato avanti, investendo nello sviluppo di nuove tecnologie e con lo sguardo sempre puntato al rispetto dell’ambiente. Basti considerare che oggi vengono acquistati treni riciclabili al 97%. Purtroppo, esiste una realtà con cui bisogna fare ammenda. Ovvero, la detenzione di mezzi diesel ormai datati e ancora in esercizio che aumentano notevolmente l’impatto ambientale e l’immissione di inquinanti nell’aria. Questi mezzi di locomozione quali loco D445, piuttosto ALn 663 e 668, o ancora mezzi di manovra interna D245 e simili, sono ormai obsoleti per rispettare gli standard di inquinamento attuali, soprattutto alla luce degli eventi climatici catastrofici che oggi stanno sconvolgendo il pianeta. Mezzi che arrivano a novantamila cc di cilindrata con un serbatoio di tremila litri di gasolio che fanno appena trecento metri con un solo litro.
Un dispendio assurdo di risorse senza poi considerare l’immissione elevata di inquinanti nell’aria e non solo. Infatti, i motori di questi rotabili inquisiti, a lungo andare, necessitano di una manutenzione sempre più frequente: si verificano dispersione nell’ambiente di lubrificanti, gasolio, liquidi refrigeranti e tanto altro che, a loro volta, inquinano l’area sulla quale effettuano servizio. Ovviamente Trenitalia è sempre attenta e vigile sulla qualità del mezzo nonostante l’avanzata età. Negli ultimi tempi è anche aumentato il numero di interventi manutentivi e diminuiti i periodi di attesa tra un intervento e l’altro, così da garantire una costante attenzione sullo stato di salute dei mezzi anche più vecchi e garantendo nello stesso tempo il minor impatto possibile sull’ambiente. Ma tutto ciò comporta comunque un costo notevole per l’azienda: maggiori interventi manutentivi prevedono un numero maggiore di personale da impiegare nei depositi e di materiali da utilizzare quindi, maggiore dispendio di risorse e soldi.
Si potrebbe sicuramente ipotizzare di introdurre l’utilizzo di mezzi bimodali che permetterebbero di percorrere tutte le tratte del territorio creandone alcune “miste”, ovvero, tratte composte da zone elettrificate e zone che non lo sono ancora. Se si attuasse questo si potrebbe ridurre in maniera esponenziale il consumo di risorse e dell’emissione di inquinanti nell’ambiente.

Si potrebbe inoltre ipotizzare anche di reinvestire delle risorse: l’elettrificazione delle tratte ancora scoperte (ovviamente rispettando sempre i canoni previsti per le costruzioni nel territorio senza avere impatti ambientali), l’acquisto di nuove tipologie di mezzi che mirano a diminuire al massimo l’inquinamento e a garantire la massima efficienza nell’effettuare il loro servizio senza inficiare sulle esigenze dei viaggiatori. Insomma, una vera e propria rivoluzione sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista strategico. Un passo importante che potrebbe intraprendere un’azienda come Ferrovie dello Stato affinché continui ad essere sempre in prima linea nello scenario del trasporto e per fari sempre più premonitrice di un cambiamento positivo che punta alla totale riduzione di qualunque inquinante per l’ambiente.

Antonio Savio Ranieri e Luigi Dato