Chi di noi, il 2 Novembre, non si è recato in un cimitero? Credo pochissimi. Ed anche Xavier con il pensiero cupo si è trovato pellegrino sul viale brecciato che porta nel luogo dell’eterno riposo dei nonni. Sono i genitori di mia madre, Xavier pensò; la vita mi ha portato lontano, sono stato sballottato in luoghi remoti, per questo non sono potuto venire qui in questi anni. In cuor suo saggia la poca consistenza dell’auto assoluzione, sa benissimo di dire a sé stesso una mezza bugia, certo a fin di bene. Un bene egoistico ”pro domo sua”. Comunque sia, quest’anno Xavier ha deciso di riempire quel vuoto dovuto al vago sentirsi in colpa, visto che da bambino quei nonni li ha conosciuti e grazie a loro è stato circondato d’affetto. Ha deciso di farsi perdonare contando sulla bontà dei nonni che tutto gli assolvevano con un sorriso. Eccolo, dunque, di buon mattino ormai pronto, dopo aver ornato di freschi fiori il loculo, preparato ad assistere la messa in suffragio dei defunti. Se penitenza è, lo sia completa, si diceva Xavier e così fu. Nell’ampio spazio, al centro del camposanto, circondata dai pizzuti cipressi, la folla dei “vivi” partecipava con mesta presenza alla liturgia in onore dei “non più”. Xavier alzò lo sguardo e riconobbe molti dei presenti, anche se gli anni li avevano cambiati. In fondo quello era il paese dove passava le lunghe e spensierate estati della sua fanciullezza, insieme ai suoi nonni. Portò il suo sguardo sull’officiante, un giovane ministro di Dio, che conduceva la pratica prevista con sguardo ispirato e trascendente: ci credeva? Tutti i buoni propositi di Xavier andarono a farsi benedire, ad eccezione dell’enorme rispetto per i trapassati che lì giacevano. Lui non era mai riuscito a comprendere come le persone potessero trovare la fede seguendo il parlar dei preti. Essi si ponevano lì, in mezzo tra il divino e l’umano, tra il mortale e l’immortale.

Promettono ai fedeli una chimera, quel sogno che l’umanità ha sempre cercato, ha sempre agognato, la vita dopo la morte, cioè l’immortalità. Loro, i preti, fanno da tramite, tutti, di tutte le religioni, Non è importante come si fanno chiamare, sacerdoti, imam, monaci, stregoni o uomini della medicina. Li trovi sempre in mezzo, pronti a spiegare i messaggi che giungono dal cielo, a dirti che se sei bravo e non rubi la “marmellata” sarai premiato, sarai immortale! No, certo non come Lui, sarai uno spiritello giocoso una specie di “microlui”, infinitesimamente. Xavier pensò che tutte le civiltà che ci hanno preceduto avevano “Ministri” che promettevano le stesse cose. Dalle società mesopotamiche agli Egizi e giù fino a noi, anche le religioni contemporanee, persino le più recenti, alla fine del percorso, se fatto senza penalità, si vince la vita eterna, imperitura. Xavier si sentì un po’ blasfemo nel pensare a certe cose in quel contesto, ed ecco che i sensi di colpa si accumularono e si sentì in colpa anche con i nonni, i pensieri gli rovinarono il giorno di festa. All’improvviso venne in mente una domanda da fare ai “tramiti” ma che non ebbe mai modo di fare: “Dio fa re chi vuole, non è parola da far meraviglia, ma a noi laici stupisce  la dottrina dei preti… diteci dunque sul vostro onore, da quali parole siamo ingannati? Perché ci pare che una delle due sia falsa. Quella umana o quella divina? Stanno male assai due lingue in una bocca sola!” Da (Walter Von Der Volgelweide).

Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!