Xavier era semisdraiato avvolto dalla sua poltrona tonificante, si godeva il delicato massaggio che questa faceva al suo corpo, grazie all’impiego degli ultimi materiali sinibbio dell’ultima generazione. Quando decise che era ora di un ”margarite”, schioccando le ditte passò l’ordine ad Oscar, il quale con un lieve cigolio degli ingranaggi pneumatici porse garbatamente il cocktail richiesto dal suo ” padrone”.  Quel lieve sibilo di meccanismi diede fastidio a Xavier, il quale pensò fosse giunta l’ora di cambiare il suo robot-maggiordomo, oramai era in servizio già da cinque anni.  Attivando con la mente il microcellulare inserito chirurgicamente dietro il padiglione dell’orecchio sinistro chiamò Cliver, dando disposizione di provvedere alla sostituzione di Oscar. Era soddisfatto di Cliver, l’ultima versione di robot-amministratore, posto in commercio dalla General Meccanica. Guardando il cielo terso Xavier si disse che era proprio una bella giornata. Se la voleva godere tutta lì, sulla terrazza posta in cima alla sua abitazione alta più di trecento metri.

Lassù non giungevano i miasmi della città, giù, in basso. Avendo un po’ di appetito ordinò a Liza di preparare per pranzo medaglioni d’aragosta con asparagi ed una coppa ghiacciata di caviale Beluga, che si regolasse lei per le bevande. Avuta conferma dal suo robot-cuoca decise di chiamare Orso, il suo vicino che abitava in una residenza-torre come la sua, solo un po’ più bassa per disdire l’invito a pranzo.  Non aveva voglia di muoversi. Ricevette poi una chiamata da parte di R.A 7, il robot-agricoltore che coordinava tutta l’attività delle serre idrofoniche di sua proprietà, esse orbitavano a metà strada tra Venere e la terra, in modo da sfruttare l’energia del nostro astro con i grandi specchi solari. Le serre erano enormi sfere del diametro di trenta km nel cui interno venivano coltivati frutta e verdura a ciclo continuo, in un clima di eterna primavera mantenuta da R. T3 il robot-meteorologo. Grazie a ciò Xavier usufruiva di un tenore di vita ottimo, distribuiva grazie a R.C 9, il robot-commerciante, i prodotti delle sue serre ai duecento milioni di fortunati come lui, che vivevano nelle case-torre alte dai due ai trecento metri, distribuite su tutto il pianeta.  Dopo i fatti avvenuti nella seconda metà del ventesimo secolo tutto era cambiato sulla terra.

L’avvento di nuove tecnologie aveva fatto nascere meravigliose macchine, tante e tali da far sì che non servisse più la forza lavoro umana per produrre beni. Erano nate fabbriche completamente automatizzate ed ecologiche. Il progresso di sistemi atti ad ottenere energia rinnovabile aveva azzerato la necessità di ricorrere ai combustibili fossili. Le nazioni che basavano gran parte del loro PIL dalla vendita dei fossili, attraversarono gravissime crisi politico-sociali, tali da travolgere ogni parvenza di gestione delle persone. Le rivolte sociali sostenute da masse urlanti di indigenti, non più assistite da uno stato sociale, rovesciarono monarchie e regimi vecchi di secoli. Ben presto i disordini contagiarono tutto il pianeta, anche le società avanzate cosiddette tecnologiche vennero travolte allorquando i lavoratori di tutti i settori furono soppiantati da robot. Ormai c’erano robot medici, giardinieri, autisti, avvocati, ogni aspetto o professione tipica del lavoro umano era compiuta da robot. Questo portò ad un rapido regredire delle relazioni umane e sociali. Ci furono colpi di stato da parte delle forze armate di vari paesi, ma dopo pochi anni anche questi ”governi” militari si sfaldarono in acque, il peggior incubo che potesse avverarsi, una guerra tra bande.  Ognuna di esse controllava un pezzetto di territorio ed erano in guerra tra loro.  Tutto crollò, tutto quello che era sociale o collettivo. Sopravvissero solo i detentori di tecnologia i quali si associarono tra loro ad ogni latitudine e decisero così di chiamarsi e farsi chiamare dalle masse ‘’DON’‘. I don, col tempo, avevano costituito una vera e propria casta, sodali tra loro vivevano in  case-torre lontani dalle brutture e dalla violenza regnanti al suolo. Mentre ordinava un altro margarite Xavier sentì dei colpi di mitraglia provenire dalle case matte poste a difesa della sua casa-torre. Erano certamente i suoi. R.G 3 robot- guardiani ultima novità, che difendevano la sua dimora dagli attacchi velleitari delle bande di ‘’zombi’‘, così venivano chiamate dai don le masse orlanti e disperate che non possedevano più nulla. Episodi come quello si ripetevano puntualmente un paio di volte al giorno. Infastidito dal rumore, Xavier fece alzare la cupola di vetro-acciaio che ricopriva la terrazza e, sospirando annoiato, pensò al pranzo in arrivo.

Vi saluto e sono L’autoferroagricolo