Anche Ryanair sceglie e punta su Napoli. Un investimento di parecchi milioni di euro, che porterà un aumento di traffico aereo a Capodichino di circa un milione di passeggeri, i quali potranno così da subito raggiungere nuove mete europee del calibro di Berna, Copenaghen, Lisbona, Madrid, Manchester, Stoccolma, Tolosa ed altre ancora. Se a ciò si aggiunge la prospettiva non più troppo recondita del potenziamento della linea metropolitana con la creazione di una stazione proprio a Capodichino, possiamo tranquillamente affermare con certezza ed un pizzico d’orgoglio che lo scalo partenopeo inizia sempre più ad avvicinarsi agli importanti standard europei.

Va considerato, inoltre, che il tutto avrà chiaramente un riflesso positivo dal punto di vista occupazionale; infatti proprio nei giorni scorsi è stato siglato un accordo tra le OO.SS. e l’Aviation Service (la società di handler con cui Ryanair ha stipulato il contratto) che ha sancito l’introduzione di un oremio di produttività per i dipendenti, il miglioramento della percentuale contrattuale per i lavoratori part-time, la stabilizzazione di molti “precari” e la necessità di nuove assunzioni stagionali.

Certo la politica delle low cost ha creato non poche difficoltà ad un settore già in crisi come quello del trasporto aereo, trasformandolo completamente, rendendo l’aereomobile nuovo mezzo di trasporto di massa con regole di mercato del tutto diverse. Tutto ciò ha costretto pian piano le altre compagnie ad adeguarsi per non perdere in termini di competitività, trasformazione che ha coinvolto inevitabilmente tutti i lavoratori del comparto e del relativo indotto, con ripercussioni contrattuali ed ovviamente economiche inevitabili per poter offrire risposte immediate ad un settore in continuo mutamento.

Attenzione però, va bene il cambiamento, va bene il sapersi adeguare, ma resta prioritario comunque il fatto che la Comunità Europea stabilisca regole più chiare e che definisca soprattutto i limiti oltre i quali non fuoriesca mai la concorrenza leale la salvaguardia occupazionale.

Claudio Nocerino